Capita di
pensare “eravamo così vicine, mancava poco… poi cosa è successo?”
Allora mi è
venuta in mente un’altra persona del passato a cui penso spesso. Con il senno
di poi, era sicuramente del pianeta aspie anche lei. Ricordo che non mi cercava
quasi mai, ma capitava che dicesse, all’improvviso, frasi molto forti che non
mi aspettavo.
Un giorno mi
disse “più che dirti che ti penso sempre, cosa ti devo dire?”. Allora risposi “se
mi pensi sempre, perché non mi cerchi mai?”. Tempo addietro mi rispose alla
stessa domanda con “magari se ti cerco io, poi tu mi rifiuti”.
Questa volta
abbassò la testa e disse “non ci riesco…”.
All’epoca,
si parla di ormai vent’anni fa, non capivo esattamente perché. Oggi sono
diversa. Ho fatto un percorso lungo dentro di me e ho imparato a conoscere
meglio me stessa e comprendere maggiormente le persone da cui sono attirata.
Una sola
parola: poesia. Questo è ciò da cui sono attirata. Quindi persone che,
guardandole, mi trasmettono immagini poetiche, come se fossero appartenenti a
un mondo lontano, di cui però, anch’io faccio parte. E non il mondo Asperger,
ma uno dei mondi dove stanno le persone simili a me, poi probabilmente sono
quasi tutte aspie, ma questo è marginale, potrebbero anche non esserlo.
Ma da cosa
deriva la paura di deludere le aspettative? “Siamo arrivate fino a qui, ora
tocca a te”. Ricordo che, quando toccava a me far qualcosa, andavo nel panico e,
spesso, mi bloccavo. Tutti gli occhi erano puntati su di me, si aspettavano che
facessi qualcosa che gli altri avevano già fatto. Ma come avrei dovuto farla?
Uguale? Ma io non riuscivo, magari, a farla allo stesso modo. E se poi la facevo
peggio? Avrebbero riso di me? Avrebbero detto che non sono capace?
Ecco da dove
forse deriva.
La cosa bella
del teatro, ad esempio, è che spesso ti dicono “non esiste un giusto o uno
sbagliato”.
A scuola ci
hanno cresciuti con il concetto di errore, quindi se facevi diversamente dal gruppo,
sbagliavi; se andava molto male, la maestra o i professori ti sgridavano e la
classe ti prendeva in giro.
Poi, sempre
per il discorso aspie, dato che siamo su un blog che parla di vita dura per gli
asperger in un mondo prevalentemente neurotipico, noi “sbagliavano” molto più
spesso.
Una volta
stavamo organizzando uno spettacolo con la scuola, ci stavano riprendendo e
quando riguardammo il filmato in classe, si vedeva che io, dietro, dondolavo su
me stessa, non stavo ferma. La prof mi umiliò davanti ai compagni, sostenendo
che stessi facendo la stupida apposta. Oltretutto la prof di cui parlavo nei
post precedenti, quindi ancora più doloroso come fraintendimento. Io non sapevo
cosa dire, forse era vero, facevo la stupida, ma non mi sentivo di averlo fatto
con quell’intenzione, perché nemmeno lo ricordavo. Uno dei mille episodi di
questo tipo.
Adesso so
che lo facevo per scaricare la tensione, perché eravamo fermi da non so quanto
e non ce la facevo più.
Ma il vero
teatro, quello che fa crescere emotivamente, oltre a far diventare attori,
quello davvero artistico e non didattico o scolastico, ti insegna a essere te
stesso. E quindi non esiste giusto o sbagliato. Esiste solo mettersi in gioco,
uscire dalla zona di comfort, ma sempre in uno spazio protetto.
Quindi ora
lo dico a te. Puoi osare essere te stessa, perché noi due siamo in uno spazio
protetto, qualcosa che è solo nostro. Nessuno ti giudica e sei stata cercata
così a lungo esattamente per come sei, non per come pensi che dovresti essere.
Ieri ti ho scritto una cosa, ma non l’ho postata per paura di sovraccaricarti.
Magari la metto qui sotto.
Nel passato,
forse, ci sono state aspettative di comportamento quasi standard, ma non sono
le mie, perché se tu fossi “come gli altri” non mi saresti interessata così
tanto. Sicuramente hai un tuo modo di affrontare il “mondo reale” che non è
giusto o sbagliato, perché per me sono concetti inesistenti, che rifiuto a
priori.
L’unica
certezza è che mi manchi e vorrei tanto abbracciarti, poi spero sia qualcosa
che vorresti anche tu, altrimenti ci saranno altri modi per avere un contatto
affettivo. Tu vai bene così, solo ti vorrei vicina, come sei e come vuoi.
E se siamo
arrivate qui, immagino lo voglia anche tu. Quindi, sei al sicuro, perché io
voglio solo te, così come vuoi essere e ti senti di fare. Ma senza trattenere
le tue emozioni, perché quello fa male prima di tutto a te, nasconderti e
reprimerti fa male a te, non osare danneggia te. Poi, di conseguenza me, ma
prima di tutto sei tu a caricarti di emozioni represse che pesano e ti schiacciano,
senza darti la libertà espressiva che ti spetterebbe e tu non ti dai.
Ognuno di
noi ha diritto di essere se stesso e il fatto che questa società sia fatta
male, non significa che bisogna dargliela vinta. Dobbiamo combattere per cambiarla,
dobbiamo imporre il nostro essere differenti nel mondo, perché è un diritto che
ci è stato negato troppo a lungo.
Ecco quello
che ti ho scritto ieri:
Forse eravamo davvero destinate a trovarci, ogni
cosa ha permesso che questo avvenisse. Ricordo di aver sentito un senso di
familiarità immediato, come una sorta di gemella portata via alla nascita, una
persona già legata a me in qualche modo. E ho avuto paura. Ma non sono
scappata, sono rimasta. Poi ho sentito che l’intimità era troppo forte e
arrivava da luoghi più lontani. Ci stavamo già cercando prima. In un mondo
pieno di insidie, il richiamo verso le anime affini risuona su una frequenza
difficile da percepire, finché non diventa un’urgenza di contatto troppo forte
per restare terrena. Allora è come se infrangesse le regole della razionalità
per andare nel luogo del non visibile, una sorta di “upside down” come in
Stranger Things, ma bello, come un paradiso su una linea temporale leggermente
diversa, un non-tempo. Una sospensione su cui viaggiamo e ci siamo solo noi,
che ci cerchiamo sapendo di esserci. Ci hanno insegnato un linguaggio che non
sempre ci appartiene, e come fanno gli animali, ci guardiamo da lontano, con i
sensi cerchiamo di capire, più sentire, in verità.
E ora sento che non c’è più spazio per la vergogna, né per imbarazzi che non
appartengono alla nostra linea temporale. Qui, dove siamo, in questa nebbiolina
profumata di autunno, siamo al sicuro. C’è spazio solo per i sentimenti puri,
per prendersi per mano, per un abbraccio nel tempo sospeso. C’è spazio solo per
uno stato perenne di quiete e pace, per giocare insieme e tornare, con il
nostro ritmo, nel tempo che inesorabilmente scorre, ma con la consapevolezza
che potremo decidere di farlo trascorrere insieme, avendo cura l’una
dell’altra.